GIANNI ROSATO IN “DO UT DES”, LA NOSTRA INTERVISTA AD UN ATTORE POLIEDRICO.

attore cinema

GIANNI ROSATO IN “DO UT DES”, LA NOSTRA INTERVISTA AD UN ATTORE POLIEDRICO.

D: Ciao Gianni, bentornato sul mio sito web. Raccontaci di come ha preso vita la
tua passione per la recitazione e per lo spettacolo in generale?

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R: Ciao, questa domanda me l’hanno fatta spesso e non sempre riesco a dare una risposta precisa.
Ricordo benissimo che in terza elementare per esempio, scrissi in un compito in classe di voler fare
l’attore. La passione per la recitazione è venuta col tempo, comunque mi è sempre piaciuta l’idea di
vivere in innumerevoli vite diverse, magari di evadere da quelle situazioni in cui subivo il bullismo a
scuola e desideravo solo chiudere gli occhi e fuggire; poi mi sono reso conto che si trattava di voglia
di esplorare, di mettersi alla prova e raccontare delle storie interpretando qualcun altro. Mi
affascinava il cinema dei grandi registi italiani e non solo. Negli anni della scuola restavo incantato
davanti a film come E.T. L’extra-terrestre o Il tempo delle mele. Ecco, penso che la passione sia esplosa
proprio lì, fra i banchi di scuola durante il Cineforum dei lunedì pomeriggio. La recitazione è l’arte del
poter vivere tante realtà, è pensare, interagire, immedesimarsi nei personaggi più disparati. Non
basta imparare a memoria la parte, bisogna compiere un lavoro interiore tremendo e meraviglioso
al tempo stesso, con cui si impara a conoscere davvero se stessi e incanalare le emozioni.

Amo recitare, non importa il contesto, la cosa importante è farlo al meglio, emozionandosi. Inoltre devo
dire con orgoglio che sono sempre stato un gran sognatore e lo sono tutt’oggi. Ancora rido quando
ricordando la mia infanzia, mi vengo in mente tutte quelle feste comandate come il Natale o la
Pasqua, dove approfittavo della presenza di parenti e amici per inscenare il mio spettacolino a tema
e quasi costringevo tutti a restare in rigoroso silenzio a guardare lo “Show” che poteva essere una
commedia inventata di pugno o altro che si ispirava ai grandi del cinema. Recitare è l’arte del poter
vivere più realtà; è pensare, interagire, immedesimarsi nei personaggi più diversi ogni volta in una
famiglia diversa. Non pensare che per recitare sia necessario solo imparare a memoria ed il gioco sia
fatto; un attore infatti fa un lavoro interiore tremendo e meraviglioso al tempo stesso. Impari a
conoscere davvero te stesso. Che bella la mia infanzia. E’ proprio da li che è iniziato tutto.

gianni rosato


D: Quanto ha contato il sostegno della famiglia nel raggiungimento di tale obiettivo?
R: Sai, all’inizio non è che fossero poi così tanto d’accordo… Partire verso l’incerto, ma quale genitore
potrebbe essere tranquillo davanti a una scelta del genere, quindi all’inizio qualche difficoltà c’è
stata. Devo dire che non ce l’avrei mai potuta fare però senza il supporto e il sostegno dei miei genitori
che il primo anno si sono preoccupati del mio sostentamento a Roma. Una volta però ambientatomi,
mi sono detto: “Gianni questa è la tua passione e non quella dei tuoi genitori.” Stare a Roma in quel
periodo era veramente costosissimo, tra scuola, affitto e il dover fare la spesa, ogni mese andavano
via tanti soldi, ma non mi sono mai buttato giù però, ho sempre lavorato, facendo il cameriere per
pagarmi gli studi e spesso, per affrontare queste spese non arrivavo a fine mese, ma ero felice perché
ho sempre inseguito un sogno, il mio e tornando indietro rifarei tutto.

D: Nato in Calabria, cresciuto in Piemonte, e residente a Roma da 22 anni ormai. A cosa senti di
essere maggiormente legato, Gianni?


R: Beh, per me è molto importante il legame con la mia famiglia e a volte sento il bisogno di ritornare
alle mie radici. E’ il mio punto di partenza, ma anche quello di ritorno. La famiglia è un pilastro
insostituibile sul quale si basa la nostra società e fin qui siamo tutti d’accordo spero. Per me è uno
dei punti di riferimento più importanti il cui impatto definisce i miei valori, il carattere e il
comportamento. Spesso è proprio questa, con le sue idee, abitudini e tradizioni, a forgiare ognuno
di noi. Si fonda sul rispetto, sulla solidarietà e sull’amore, tutti requisiti di cui teniamo conto quando
costruiamo i nostri rapporti sociali. Se sono quello che sono oggi, è grazie agli insegnamenti dei miei
genitori. Dovendo rispondere alla tua domanda, ti dico che ciò a cui mi sento maggiormente legato
è la mia famiglia.


D: Recentemente hai anche preso parte a “Viola come il mare”, fiction andata in onda sino allo
scorso anno con protagonisti Can Yaman e Francesca Chillemi. Che esperienza ha rappresentato
per te?


R: Innanzitutto devo dire che “Viola come il mare” è una bellissima serie televisiva italiana che dopo
essere stata trasmessa in prima serata su Canale 5 ed aver ottenuto un successo clamoroso, è
successivamente sbarcata su Netflix. Io ho interpretato Fausto Russo. La serie è stata diretta da
Francesco Vicario, che stimo davvero tanto. Già in passato ho avuto modo di lavorare con Francesca
Chillemi in un’altra bellissima serie Tv “Che Dio ci aiuti” sempre della grande famiglia Lux Vide, e ho
apprezzato, oltre al talento anche la sua umiltà. Ma conoscere e lavorare con Can Yaman mi ha fatto
tanto apprezzare il suo modo di essere a telecamere spente. Nel suo caso, parliamo di una star
mondiale, ma di grande umiltà e bontà d’animo. Di lui posso dire che è un ragazzo socievole e con
una grande voglia di lavorare, per niente presuntuoso, visto l’enorme successo ottenuto e
sicuramente con i piedi ben saldi a terra.

VIOLA COME IL MARE


https://www.parisesilvestroofficial.it/gianni-rosato-attore-calabrese/

D: “Do ut des”, parlaci dell’ultimo lavoro a cui hai preso parte, per la regia di Dario Germani e
Monica Carpanese. Come hai accolto tale proposta e cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile,
sul ruolo interpretato?


R: Beh innanzitutto devo dirti che se fosse stato solo per il mio selftape, non mi avrebbero mai scelto
per questo ruolo… Era il periodo in cui per via del Covid non si facevano più i provini in presenza,
quindi, purtroppo per noi attori, viene a mancare il contatto diretto con chi ti deve valutare. Invece
mi richiamarono dalla produzione per un provino in presenza (rispettando tutte le normative Covid
ovviamente). Ricordo che ricevetti la conferma del ruolo e subito mi emozionai, mi misi a piangere!
Nel film sono il protagonista maschile, interpreto Leonardo, un ricco imprenditore milanese. Do Ut
Des in latino significa “io do affinché tu dia”, ma spesso si da solo per ricevere in cambio qualcosa
che bramiamo, ed è proprio questo che fa di Leonardo un imprenditore di successo.

La sua storia si intreccia con quella di Francesca, una studentessa universitaria e modella part time. Francesca,
nonostante non subisca il fascino di una vita lussuosa, è comunque attratta da Leonardo, ma
disdegna ogni tipo di contatto fisico, a causa di un passato che continua a seguirla. Questo suo essere
sfuggente alimenta il desiderio che ha per lei Leonardo, fino al punto da trascinarla nel suo mondo
per prenderle tutto ciò che gli nega. Leonardo da a Francesca solo per soddisfare il suo ego e ottenere
quello che vuole. Quando nella sua vita entra Emanuelle, una scrittrice che sta portando avanti un
esperimento sulla sessualità, Leonardo sprofonda in un turbine di lussuria e oscurità. Emanuelle e
Leonardo attraversano i confini sfumati che separano il bene e il male, spinti da desideri pericolosi,
rischiando tutto pur di conquistare ciò che desiderano. Leonardo, Francesca ed Emanuelle sono legati
da un triplice filo che attorciglia le sue spire attorno alle loro vite. Creano una ragnatela che li
imprigiona in un gioco sadico, nel quale ogni certezza viene messa in discussione, e Leonardo presto
si renderà conto che tutto quello che ha strappato agli altri, gli verrà portato via, perché a volte
rischiare tutto ha un prezzo troppo alto da pagare. Il film nasce dalla penna geniale di Monica
Carpanese che oltre a scriverne la sceneggiatura ha anche affiancato il regista Dario Germani
facendo un lavoro unico! Il mio grazie va a entrambi e a tutti coloro che hanno lavorato con noi al
film… Li ringrazio uno per uno!

DO UT DES


D: Quanta gioia c’è nel poter ricoprire un ruolo cinematografico di rilievo, nel sapere di poter
assistere ad una prima incontrando il favore del pubblico?


R: Tanta, Tantissima gioia. D’altronde soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di
fallire. Infatti i sogni più folli sono sempre stati la causa di successi straordinari. Se poi il lavoro fatto
viene apprezzato dal pubblico, allora diventa un gran bel sogno ad occhi aperti! Ma non voglio
aggiungere altro e mi proietto al 4 maggio prossimo, serata in cui uscirà al cinema Do ut des.

GIANNI ROSATO


D: Chi è Gianni Rosato nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni?


R: Sono un sognatore e lo sono sempre stato. Sono uno molto altruista, solare e passionale, sono
del Sud, e non potrebbe essere diversamente. Sono convinto che nella vita niente mi sia dovuto,
anzi, che sia necessario lavorare duramente, anche se non sempre purtroppo si riesce subito a
portare a casa un risultato. Per un lungo periodo, infatti, ho fatto provini su provini, ma non mi
richiamava nessuno. Non mi sono mai buttato giù però, ho sempre lavorato, facendo il cameriere
per pagarmi gli studi e spesso, per affrontare queste spese, non riuscivo ad arrivare a fine mese.
Ecco, oggi sono una persona consapevole e coerente che senza sacrificio e determinazione oltre che
a un giusto pizzico di Fortuna, non vai da nessuna parte. Vorrei dire a chi vuole fare questo lavoro di
essere sempre se stesso/a e che è necessario avere degli ideali e lavorare per raggiungere
l’obiettivo.

DO UT DES

IL NOSTRO MODESTO PARERE NEL RECENSIRE QUESTO CAPOLAVORO DI FILM:

Do Ut Des è un film dignitoso, fatto con tatto e rigore, merita di essere visto soprattutto per la bravura
dei suoi interpreti, tutti. Ma voglio soffermarmi sul personaggio di Leonardo, interpretato da Gianni
Rosato. E’ altresì protagonista della storia, riesce sin dall’inizio ad incarnare lo stereotipo dell’uomo
di successo, ricco, duro, losco, ambiguo sotto certi aspetti e perché no, mi verrebbe da aggiungere
che indossa con naturalezza diverse maschere per poi svelare la sua vera identità e sferrare il colpo.
Leonardo, che ha costantemente l’aria gelida e distacca, come se tutto ciò che accade intorno a lui
non gli importasse più di tanto, è uno dei pochi punti di forza del film. In questo Gianni Rosato è
stato davvero bravo, mantenendo fino alla fine questo ruolo senza strafare e soprattutto con
naturalezza, come se Leonardo gli sia stato cucito addosso. Diventa un “piacere” guardarlo per
quanto coinvolge lo spettatore. Inoltre Leonardo, nella sua interpretazione, ha la concretezza, grazie
allo studio sulle movenze e la parlata contaminata da anni di vita a Milano, questi due elementi gli
sanno dare, unita a note di determinazione negli occhi, una caratterizzazione unica nel suo genere.
Si giostra tra due fuochi, Francesca ed Emanuelle, con decisioni rapide e idee affilate, ma con la
credibilità dell’umanità quotidiana e ordinaria che lo rendono credibile anche nel ruolo di genitore.
Non è diverso all’apparenza da un qualsiasi imprenditore di successo, con cui si potrebbe interagire,
ma solo la visione di questo piccolo capolavoro può rivelare al pubblico la sua vera identità.

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